Dybala torna a Palermo, la città che l'ha cresciuto facendolo diventare un ottimo giocatore. Dall'Instituto de Cordoba al 21 della Juventus. Ecco la sua storia attraverso qualche immagine.
Siamo di fronte a un Dybala bambino, quando i gol in Serie A non erano altro che un sogno e il calcio lo si giocava solamente con gli amici sui campetti argentini, riuscite a riconoscerlo in questa foto?
Cresce calcisticamente nell’Instituto Cordoba, squadra della Serie B argentina dove si fa subito notare per le capacità tecniche, tutti si accorgono subito che possiede un grande talento.
Quando esordisce in prima squadra nel 2011, è subito chiaro che ci si trova di fronte a un potenziale enorme. Paulo possiede già tutte le doti di un attaccante moderno: rapidità, tecnica, fiuto del gol.
Come sempre in Argentina gli affibbiano un soprannome: La Joya. È un appellativo azzeccato, infatti ogni volta che scende in campo è una gioia per gli occhi, meno per gli avversari. Stakanovista vero, Dybala è un gran lavoratore, uno che sa di avere grandi doti personali, ma allo stesso tempo ha l’umiltà dei campioni, di chi sa di non essere ancora arrivato al top.
In Argentina i gol non mancano, anche se non segna tantissime reti. Ogni volta che Dybala timbra una rete è però un piccolo gioiellino, frutto di tecnica, coordinazione ed astuzia. Zamparini lo vede e se ne innamora. Anche se a Palermo Paulo parte abbastanza in sordina, segnando solo tre reti la prima stagione in Serie A e cinque la seconda nel campionato di Serie B.
Il terzo anno è l’anno dell’esplosione, nelle prime diciassette giornate e una qualità che è sotto gli occhi di tutti. La Juventus sarà la più veloce sul mercato e in estate si aggiudica la Joya. Zamaprini ha incoronato Dybala tra i grandi attaccanti di Palermo e di lui ha un quadro a casa a fianco di quelli di Pastore e Cavani.





